Addio Riccardo Pietra, l'uomo della "visione" Babolat

A 84 anni ci ha lasciati Riccardo Pietra, figura di spicco nel mercato delle racchette in Italia. Fu suo il merito, tra gli altri, di dar vita alla fusione tra Maxima e Babolat

Il tre marzo, a 84 anni, ci ha lasciati Riccardo Pietra, grande figura dell'industria tennistica, continuatore dell'opera intrapresa dal padre Piergiovanni, il fondatore della Maxima, il più famoso dei marchi italiani del settore. Un grande manager, un appassionato e grande competente, una persona piacevolissima, un gentiluomo geniale che ha saputo capire le svolte del mercato e realizzare nel 1994 la fusione fra la Maxima e la Babolat, mossa di grande successo che ha contribuito a modellare la storia del tennis degli ultimi tre decenni.

La storia della dinastia Pietra era iniziata nel 1936, quando Piergiovanni, ex prima categoria negli anni '20 e nazionale azzurro prima di convertirsi alla carriera industriale, aveva contribuito insieme al collega e amico George Prouse alla nascita del marchio S.A. Maxima. I due erano entrati insieme alla Dunlop, come agenti e promotori dei prodotti della storica azienda britannica, famosa soprattutto per la 'Maxply'. Dopo lunghe e tribolate vicissitudini durante l'epoca fascista e la seconda Guerra Mondiale, Pietra e Prouse finirono per separarsi, ma restando sempre amici, Prouse sponda Dunlop e Pietra da quella Maxima, che soprattutto con il modello 'Torneo de Luxe' ha lungamente dominato il mercato italiano - grazie anche a testimonial come Panatta e Pericoli, Pietrangeli e Sirola, Cucelli, Merlo e Gardini - arrivando a vendere nel 1978 ben 200 mila esemplari. Oggi, come ricorda Giovanni Pietra, figlio di Riccardo, l'intero mercato italiano ne conta la metà.

La famiglia Pietra distribuiva in Italia anche le racchette Dunlop e le corde Babolat, un tris di grande prestigio, che nel corso degli anni ha compreso altri modelli di grande fortuna, a partire dalla Dunlop Max 200 G, la racchetta di John McEnroe, di Steffi Graf e del nostro Omar Camporese.

Riccardo, da un uomo curioso, appassionato di libri e di storia, perennemente attento all'attualità, all'inizio degli anni novanta, «si accorse che non c'era futuro in Italia per un distributore di Maxima e Babolat - racconta il figlio Giovanni - E colse l'occasione di una fusione con Babolat, che da gigante nel settore delle corde voleva lanciarsi nella produzione di racchette e aveva bisogno dell'esperienza di Maxima». Un matrimonio perfetto, che ha prodotto l'ennesima 'hit' di mercato con la Pure Drive, da 30 anni la racchetta più venduta non solo in Italia ma nel mondo. Mentre la distribuzione Dunlop rientrava in Inghilterra, Riccardo nel 1993 fu nominato amministratore delegato di Babolat Italia oltre che azionista della casa madre, mantenendo l'incarico fino al 2017 e spendendosi senza sosta nello sviluppo e nella cura dei prodotti. «Credo che mio padre sia l'unico nella storia ad aver gestito tre racchette di tre marchi differenti, ma tutte leader di mercato come Maxima Torneo del secolo scorso, Dunlop Max 200 G e Babolat Pure Drive», dice Giovanni, giustamente orgoglioso di una storia di famiglia che ha accompagnato e contribuito a costruire anche quella del tennis italiano e mondiale.

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