La tensione determina in modo diretto la rigidezza del piatto corde; a parità di corda utilizzata su di un dato ovale, quanto più saliremo con la tensione tanto più otterremo un piatto corde rigido, per il quale serve applicare una forza maggiore rispetto a quella necessaria per deformare, della stessa quantità, un piatto corde incordato a tensione più bassa.
Durante l’impatto con la pallina (che dura mediamente 4-5 millisecondi) il peso della palla, a causa dell’energia trasmessa grazie all’impulso, accresce il proprio peso percepito da 80 a 200 volte rispetto al peso reale (56-58g) arrivando a pesare sino a 12-15kg in funzione della velocità di impatto. Questa energia si trasmette direttamente sulle corde che si allungano, deflettono e si allargano lateralmente, accogliendo la sfera prima di respingerla con un’energia elastica veloce, detta resilienza, dipendente dalle caratteristiche del filamento.
Quanto maggiore è la tensione di incordatura, tanta più energia sarà necessaria per allungare e deflettere la corda e, in relazione all’attrito del filamento, lo scostamento laterale tipico della famiglia dei poliesteri, detto snap-back (anche definito come il ritorno delle corde nella posizione iniziale subito dopo l’impatto con la palla), e la percezione in termini di comfort e shock trasmesso.
Perché allora si insiste tanto sulla necessità di utilizzare tensioni basse, soprattutto con i monofilamenti e in generale con le corde ad elevata rigidezza? Molto semplicemente perché utilizzando una corda a una tensione troppo alta rispetto alla propria tensione “ideale”, non saremo in grado di far lavorare il materiale, allungare e deflettere la corda e sfruttare eventualmente lo snap-back caratteristico del filamento.
ll segreto dunque è quello di scegliere la tensione, la più bassa possibile, che ci consenta di sfruttare le corde in relazione alla nostra capacità di accelerare la testa della racchetta e di produrre la massima energia.