Trovata regolarità nei Challenger, arriva la settimana di Roma 1997 e senza un infortunio precedente, non è neanche certo che Scala avrebbe provato l’avventura al Foro. “Venivo da venti giorni stop per un infortunio, trascorsi quel tempo a Bologna a fare fisioterapia senza toccare la racchetta. In quel periodo però mi allenavo a Roma, ero convalescente e decisi iscrivermi senza aspettative particolari - ricorda Davide che inizia così la sua cavalcata nelle qualificazioni - Al debutto trovai Kiefer, ai tempi era un giovane in ascesa ed era intorno alla centesima posizione (finirà l’anno in top 40 ndr). Pronti, via ed è 3-0 per lui, da quel momento però persi un solo game e finì 6-4 6-0 per me. Il turno successivo giocai contro Martin Sinner e staccai il pass per il main draw”.
Con il 6-2 7-5 sul tedesco, Scala guadagna il primo main draw della carriera al Foro Italico; il sorteggio lo mette di fronte ad un match particolare. “Al primo turno fui sorteggiato contro Musa (anche lui qualificato), ci allenavamo insieme ed entrò in gioco anche il fattore emotivo; tra l’altro lui da romano aveva il pubblico a favore. Fu una battaglia, ma io nei derby mi esaltavo; alcuni li soffrono ma per me conoscere l’avversario era un vantaggio”. Spiega il bolognese che alzo le braccia al cielo dopo 2 ore e 52 minuti di gioco, punteggio di 6-4 6-7 7-6 alla stretta di mano.
“Così dopo venti giorni di inattività senza impugnare la racchetta, giocai tre match e arrivò il secondo turno contro Henman - dice Davide che aggiunge un ulteriore dettaglio - Quell'anno il caso volle che io fossi l’unico italiano ad aver superato il primo round, per questo giocai alle 20.00 sul Centrale”. Arriva così il momento della sfida al britannico: un inizio da copione, poi la rimonta: “Fisicamente avevo risentito del match con Musa, gli adduttori erano cotti. Con Henman entro in campo e perdo il primo set 6-1, fui sorpreso dal suo gioco; era un altro tennis - commenta ancora oggi Davide - Annullò il mio schema di riferimento perché dal lato del rovescio era ingestibile. Nel secondo parziale andai sotto di un break e reinventai il mio approccio senza aver nulla da perdere. Decisi che non avrebbe più fatto un rovescio e all'improvviso cambiò la partita, i dolori sparirono e vinsi il secondo. Nel terzo set siamo stati in parità fino al mio break e alla vittoria”. A dirla così la fa forse anche semplice Scala che infatti sottolinea le difficoltà nel togliere il servizio a Henman per via di un kick insidiosissimo sul rosso. Punteggio finale sul centrale 1-6 6-3 6-4 per l’azzurro. Scala rimembra brevemente anche il match di terzo turno perso in due set contro Scott Draper: “Il turno dopo beccai Draper che il giorno prima aveva battuto Muste, quindi sicuramente era uno che sapeva giocare. Io ero cotto, lottai nel primo set ma dopo averlo perso 7-5, cedetti per 6-2 il secondo. Tra l’altro dopo quel match fui costretto ad un nuovo stop e saltai Parigi”.