Le nuove 'The Roger', sulle orme di Stan Smith

Quelle di Roger Federer sono solo l'ultimo esempio di una calzatura sportiva che 'si firma' con il nome del proprietario. Dalle Air Jordan alle Stan Smith, dalle Diadora Bjorn Borg alle Superga Adriano Panatta, un classico che ha fatto e continua a fare tendenza

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Adesso è ufficiale: Roger Federer tiene i piedi in due scarpe. Le ‘vecchie’ Nike, residuo del contratto del Genio con il marchio di Portland, e le nuove ‘On’ made in Switzerland che non avranno la strafamosa e molto contesa griffe ‘RF’, ma in compenso porteranno il suo nome: The Roger.

Che convenga battezzare una calzatura con il nome di un campione è regola intuibile, ma non accade poi così spesso. A cavallo fra anni ’70 e ‘80 spopolavano le Diadora Bjorn Borg - l’Orso di Sodertalje ne ha consumate 14 edizioni - ancora prima erano nate le mitiche Superga Adriano Panatta. «Era il 1974 o il 197 - racconta Adriano - mi arrivò una chiamata della Pirelli: «signor Panatta, vorremmo discutere con lei la possibilità di produrre una scarpa Superga con il suo nome». Andai a Torino, in una sede megagalattica, con uffici immensi, e ad accogliermi fu l’amministratore delegato di allora. Parlammo amabilmente, poi mi chiese se avevo in mente una richiesta economica. «Sì, vorrei 100 milioni». Mi guardò sorpreso. «Ma lo sa che io sono l’amministratore delegato e ne guadagno 36?». «E lo sa che io tiro le palline sulle righe?», gli risposi. «In effetti, è vero», concluse. E poi firmò il contratto».

Nel 1976 con le sue Superga ai piedi Panatta vinse il Roland Garros, a 45 anni di distanza i modelli con la sua firma restano un evergreen.

Inutile poi parlare delle Adidas Stan Smith, un modello dal design essenziale - le The Roger hanno imparato la lezione… - che non ha smesso di essere popolarissimo (e vendutissimo) dal 1963 a oggi, anche se in origine si chiamavano Haillet, dal nome di un altro tennista, al punto da eclissare la fama dello Smith tennista, che iniziò a firmarle da solo nel 1978. «Ci sono persone che credono che io sia una scarpa», ci ha scherzato su il campione americano, che ha ricordato tante volte con autoironia la domanda che un giorno gli rivolse suo figlio: «Papà, ma sei tu che hai dato il nome alle scarpe, o le scarpe che lo hanno dato a te?».

Uscendo dal tennis, inevitabile citare almeno le Air Jordan, create nel 1985 con l’arrivo di Michael Jordan ai Chicago Bulls e che solo nel 2019 hanno prodotto un fatturato di 130 milioni di dollari. Da tempo non sono più solo una scarpa, ma un oggetto di culto, un fenomeno di costume alla cui fama ha contribuito moltissimo il regista americano Spike Lee, che le inserì da protagoniste nel suo film ‘Fai la cosa giusta’ (1989) dove fungevano da autentico (e costosissimo) oggetto del desiderio. Come del resto avveniva nella realtà, visto che ci fu chi arrivò a rapinare negozi, e addirittura a uccidere per impossessarsi di un modello.

Le sneaker di Federer, speriamo, non saranno responsabili di eccessi del genere. Se saranno fedeli al dna del loro ‘papà’, dovranno ispirare solo eleganza, efficienza e lunghissima durata.

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