L’ISIS invece, è il terrore di ogni marito tennista. Tendenzialmente bella e in carriera, sulle prime siete riusciti ad affabularla. Un primo torneo estivo giocato in un circolo con annesso ristorantino, un paio di belle partite vinte e già pensava che voi foste una sorta di principe azzurro, con la fascia di Bjorn Borg tra i capelli. Purtroppo i capelli si sono diradati, i match trasferiti sotto qualche triste pallone pressostatico invernale, le eroiche discese a rete si sono fatte sempre più rare. Sulle prime ha pensato che il tennis fosse un vizio come gli altri, forse meglio del fumo e delle donne, tutto sommato innocuo. Ha sopportato le prime mancanze, ha glissato sull'anniversario dimenticato per un match decisivo in Coppa Italia, ha sbuffato dopo il secondo ritardo, causa pausa pioggia al rodeo di Varese West, ma all’ennesima scusa, si è incazzata davvero. E allora è passata agli ultimatum, e con quelli il Quarta comincia a vacillare, a inventare scuse sempre più improbabili, a creare una sorta di futuristica tabella oraria, per incastrare il match tra un pranzo di lavoro e la gita al centro commerciale. Il tennis si trasforma in una sorta di amante proibito, di appuntamento clandestino: si trovano i tornei più irrintracciabili, agli orari più inconsueti («Se il mio avversario può giocare, io domattina alle 6 ci sono!», ho sentito sussurrare un signore distinto al giudice arbitro). Ma non c’è nulla da fare: lei, implacabile, stanerà il suo partner sempre e comunque, noterà quel piccolo sbuffo di terra battuta rimasta appiccicata alle scarpe, quell’inconsistente pezzo di grip rimasto appeso alla manica della maglietta, osserverà ogni post, tag, hashtag che vi possano collocare in un luogo ben diverso da quello dell'improvvisa riunione di lavoro che le avevate raccontato. E per voi, non ci sarà scampo. Agirà in maniera subdolamente vendicativa: «Non ti preoccupare, ti faccio io la borsa» e voi, arrivati al circolo, scoprirete che manca una scarpa, ad andar bene. «Beh, quante volte è successo? - vi aggredirà -. Non sono mica la tua serva». E poi comincerà instancabilmente a magnificare le doti del marito della Luisa che «è capace di riparare una cassapanca, mica sta sempre in giro a perdere tempo dietro ad una palletta». Ma non temete, ho un amico avvocato, ormai specializzato in divorzi tennistici.
Infine, la INSO. Al principio può sembrare la compagna più ostica, in realtà non è cosi. È una donna indipendente, soavemente femminile, non capisce il mondo dei maschi, lo spogliatoio, il trash talk, né tantomeno lo sport agonistico. Non le interessa il tennis e non fa nulla per nasconderlo. Tendenzialmente affetta da manie di superiorità, tipiche delle erinni, ritiene il maschio alfa poco più intelligente di un cocker spaniel e il gioco del tennis una trasposizione della palla lanciata al cocker di cui sopra, che poi allegramente le riporta scodinzolando. Pertanto vi guarderà allontanarvi carichi di aspettative e racchette multicolori con aria scettica, vi guiderà da mammà (o dall’amante, ma meglio non saperlo: l'importante è che non sia un 3.5), raccontando e ridendo alle vostre spalle, di come vi agitate in braghette corte, rincorrendo una sfera gialla, colpita in maniera approssimativa. Voi le racconterete sognanti, di come vi siete giocati il set point contro quell’irresistibile 4.2. Lei alzerà il sopracciglio buttando l’occhio alla telenovela in tv. «Come no, mio piccolo Federer» vi blandirà materna. E voi sarete imprevedibilmente felici.