Head Tennis Sensor

HEAD TENNIS SENSOR

Sviluppato insieme a Zepp, questo nuovo sensore presenta alcune caratteristiche uniche. L’abbiamo testato a lungo e indicato i vari pregi e difetti. Alcuni attesi e di complicata soluzione.
Era una bella giornata di maggio e stavo appollaiato sugli spalti del campo Suzanne Lenglen di Roland Garros. Sotto di me, Rafael Nadal ci mostrava un nuovo attrezzo. O meglio, l’arma era sempre la sua Pure Aero ma nel tappo era stato inserito un chip che permetteva di analizzare il suo gioco offrendo dati come punto di impatto, velocità di palla, rotazioni impresse e tanto altro ancora. Scherzando, zio Toni disse: «Fortuna che non l’hanno inventato prima, altrimenti non ci sarebbe stato bisogno di me». Sulle tribune, ero armato di un apposito tablet che, in diretta, mi permetteva di verificare tutti i dati. Un sogno, al punto che mi azzardai a paragonarmi a John Landau che il 22 maggio del 1974 lanciò una delle previsioni più azzeccate scrivendo sul The Real Paper: «Ho visto il futuro del rock’n’roll e il suo nome è Bruce Springsteen». A me bastava pensare di aver assistito ad un’esibizione che avrebbe cambiato il mondo del tennis. Dopo altri due anni di studi e sperimentazioni, da Rue André Bollier a Lione, uscì il prodotto definitivo, chiamato prima Play&Connect, poi asciugato nel più semplice Play. «È come passare da un film muto ad uno moderno» mi disse compiaciuto Eric Babolat. La realtà si è poi rivelata ben diversa perché si è compreso che alcune lacune sono difficili da colmare e per adesso quel progetto non ha riscosso il successo sperato. Nel 2015 ci ha provato anche un colosso della tecnologia come Sony e il prodotto non era niente male, salvo poi sparire dal mercato un anno dopo. Ebbene, ora c’è un altro tentativo che promette performance importanti e uno sviluppo che dovrebbe essere continuo, senza improvvise battute d’arresto. È il nuovo sensore lanciato da Head e creato in collaborazione con Zepp, azienda esperta in tecnologia applicata allo sport. L’abbiamo testato per diverse ore, nelle sue varie funzioni. Ecco il verdetto.
READY... STEADY... GO!
Al principio, vi sono due aspetti essenziali, ancor prima di verificare i dati tecnici forniti: la semplicità di utilizzo e il fatto che nulla cambia nell’attrezzo che si utilizza. In questo senso, l’Head Tennis Sensor ha superato la prova. Il sensore viene applicato sostituendo il tappo della racchetta (funziona solo su racchette Head, per una lunga serie di modelli, compresi tutti quelli più importanti e di nuova generazione) con un altro che contiene il sensore dei desideri: peso e bilanciamento restano invariati, e già questo non è poco. Per il resto, una volta scaricata l’applicazione sul vostro smartphone, il collegamento via bluetooth è immediato: basta scuotere la racchetta per un paio di secondi e si accende la luce verde. Tutto facile, tutto immediato, a prova anche del più analogico degli appassionati.
PLAY... TRAIN... COMPETE... PRACTICE SERVE!
Appena avviata l’applicazione, si può scegliere tra quattro funzioni: Play, quando si decide per una sessione di palleggio, Train se si vuole approfittare degli esercizi proposti da alcuni tecnici (ai quali si potrebbero aggiungere anche coach professionisti, giocatori, etc), Compete, quando volete giocare un match e Practice Serve, se volete dedicarvi ad un allenamento specifico per il servizio. Quali dati il sensore restituisce? Una suddivisione dei colpi eseguiti tra dritto, rovescio, servizio, volée e smash. Quindi la definizione del punto di impatto, con in evidenza la percentuale di quelli colpiti nello sweet spot, la parte ideale di racchetta dove impattare la palla. A fianco, la velocità di palla media e massima per ciascun tipo di colpo, la rotazione impressa e un dato particolarmente interessante: la heaviness, in sostanza la pesantezza di palla, calcolata miscelando i dati di velocità e spin. Si tratta di una novità assoluta e molto interessante: colpire forte e in top spin è infatti l’obiettivo di qualsiasi picchiatore moderno e il sensore può indicare eventuali progressi in questo senso. Inoltre, viene registrato il numero totale dei colpi eseguiti, il tempo effettivo di attivazione e le calorie consumate. Passando alla versione Compete, cioè ad un match vero e proprio, ai dati sopra indicati si aggiunge la possibilità di realizzare un video della partita direttamente dall’applicazione sul vostro smartphone. Il sistema mostra alcuni highlights, compresi gli scambi dove si è eseguito il dritto e rovescio più potenti, il palleggio più lungo, quello più intenso, quello con le maggiori rotazioni. Nella sezione Train invece, sono pre-caricati alcuni video di esercizi con relative spiegazioni: si tratta di ripeterli, verificando i propri risultati tecnici. Lo stesso avviene, ancor più semplicemente, con la sezione Practice Serve dove si eseguono solo servizi: vengono registrati i dati di velocità di palla (appena dopo l’impatto), la rotazione, il backswing time (il tempo di esecuzione della fase di caricamento) e l’impact time (il tempo di impatto). Vi è inoltre una raffigurazione 3D del proprio movimento.
PREGI E DIFETTI
Fin qui, le caratteristiche tecniche, certamente affascinanti perché potrebbero dare un quadro decisamente completo della performance di un atleta in campo. Ma tutto funziona perfettamente? La registrazione dei dati è precisa quanto si vorrebbe? Quanto sono attendibili le informazioni che il sensore sputa fuori? Ebbene, abbiamo filmato tutte le nostre sessioni di gioco per poter confrontare i dati reali con quelli registrati dal sensore e rispondere a questi quesiti. E, come era logico sospettare (data l’esperienza precedente con altri sistemi) vi sono delle lacune, alcune trascurabili, altre rimediabili, altre francamente di difficile soluzione. Per quanto riguarda la sezione Play, quindi un palleggio semplice, senza servizio e quasi esclusivamente dedicato ai colpi da fondocampo (quindi al 95% dritti e rovesci), il sensore è stato abbastanza preciso. Lo scarto sul numero totale dei colpi (circa mille colpi eseguiti) è irrilevante. La problematica è nel riconoscimento: col rovescio è perfetto, col dritto meno e sul totale vi era un 10% di colpi indicati come servizio, senza che ne fosse stato eseguito alcuno. Abbiamo quindi appurato che, se si alza la palla con una certa forza eseguendo il classico gesto di far battere la testa della racchetta su di essa, il sensore lo rileva come servizio, essendo il gesto affine. Tuttavia, Dennis Fabian, tra gli sviluppatori di questo progetto in casa Head, ci ha assicurato che «nel breve periodo questo limite verrà eliminato. Va considerato che stiamo parlando di una prima versione che verrà costantemente aggiornata». Lo stesso si può dire per quanto riguarda la possibilità di rivedere l’intera sessione video e non solo alcuni highlights e soprattutto che, nel rivederla, possano comparire live i dati statistici di ogni singolo colpo. Se difatti quelli generali possono essere inficiati da qualche lacuna nel riconoscimento, poter appurare visivamente velocità, impatto, spin e pesantezza di palla per ogni colpo eseguito mentre lo si sta rivedendo, sarebbe un plus notevole. Esattamente come avveniva con lo Smart Tennis Sensor di Sony. Sarà possibile nel prossimo futuro? Certamente, «with an improved experience» assicura Fabian. Il quale, ci rassicura anche su un altro aspetto che verrà presto implementato. Attualmente infatti, non vi è una dashboard tale che permetta di confrontare le varie sessioni in un unico grafico, in modo da appurare rapidamente eventuali progressi. Ma Fabian dice che «aggiungere questa possibilità è un’opzione che verrà considerata già nelle prossime versioni». Non si tratta di un dettaglio ma di una necessità, soprattutto per coloro che utilizzeranno questo strumento per un lungo periodo: avere una grafica che permetta di valutare i miglioramenti o di comparare sessioni svolte in diversi momenti della stagione, su superfici differenti, in pieno carico di lavoro o durante la stagione dei tornei, è un aspetto tecnico fondamentale. La notizia incoraggiante è che già altri sistemi (vedi Babolat Play) presentava questa caratteristica e quindi siamo convinti che potrà essere implementata senza eccessivi fastidi.

Il problema che invece nessun ingegnere è ancora riuscito a risolvere o anche solo ad abbozzare una soluzione, è un altro. Durante la fase Compete, quando si registrano i dati di una partita vera e propria, il sensore (che senza essere dotato di telecamera non può definirsi intelligente, perché non ha visione di quanto accade realmente in campo) tiene conto di qualsiasi impatto, di qualsiasi colpo. Compresi quelli che vengono eseguiti per... passare la palla all’avversario che deve servire. Si tratta degli stessi problemi riscontrati con i sistemi Babolat Play e Sony Smart Sensor. Non è un limite trascurabile perché, a seconda del tipo di giocatori impegnati (più gli scambi sono lunghi, meno questo problema incide), si varia dal 12 al 18% dei colpi totali. Inoltre, nella stragrande maggioranza dei casi, tale passaggio avviene eseguendo un dritto a velocità ridotta: così facendo, sballano tutti i dati di questo colpo (numero, velocità, spin) e, di conseguenza, anche quelli di comparazione con le altre esecuzioni. Se infatti volessimo anche solo sapere in quale percentuale si è giocato di dritto rispetto al rovescio, questo limite strutturale offre un dato notevolmente diverso dalla realtà. Su questa problematica, anche Fabian non ha potuto individuare una soluzione: «At the current stage, the sensor will measure every stroke. Therefore, the non-stroke in play, if similar to a typical tennis stroke, will still be captured, unfortunately» . Per questo motivo sarà importante consentire, come accadeva col Sony Smart Sensor, di visualizzare tutta la sessione video con i dati che compaiono sullo schermo in presa diretta: se la misurazione complessiva non può essere precisa, avere i dati di ogni singolo colpo aiuta a comprendere il proprio livello. Non sarà la soluzione ottimale, ma è quello che la tecnologia attuale è in grado di proporre. Infine, la sezione Practice Serve. In questo caso, il funzionamento è pressoché perfetto, dovendo registrare un solo tipo di colpo, ben preciso e a palla ferma. Sono statistiche molto utili perché consentono di verificare nel corso del tempo se è aumentata la velocità della prima palla, lo spin della seconda, la rapidità del backswing. Tutti dati significativi, soprattutto se paragonati nel tempo, visto che i progressi in questo colpo di solito necessitano di un certo periodo di allenamento. Vi è anche un’immagine in 3D del proprio colpo, che si può visualizzare da varie angolazioni: una grafica accattivante, anche se l’applicazione pratica non è così scontata.

Come già specificato, lo sviluppo è tutt’altro che terminato. Anzi, questa è solo la prima versione. In futuro verranno aggiunti dei video in slow motion per verificare la traiettoria della palla, la possibilità di condividere sui social network i propri risultati e un dato piuttosto accattivante: in base ad un apposito algoritmo che terrà conto del numero di colpi eseguiti, della loro velocità e rotazione, si potrà determinare l’usura della corda, con apposito avviso che suggerirà di cambiarla.
CONCLUSIONI
È necessario che il tennis si evolva e soprattutto che approcci la tecnologia, perché è ciò che vogliono le nuove generazioni (per questo il sensore Head è studiato in maniera particolare per gli smartphone, i nostri compagni del presente e, ancor di più, del futuro). Non è semplice, perché il nostro gioco è complesso e distinguere le varie esecuzioni senza che un sensore abbia la possibilità di osservarle non è banale (una risposta bloccata potrà sempre essere confusa con una volée, se non si può vedere la palla che rimbalza). Non a caso gli strumenti più performanti sono quelli che sfruttano le telecamere sul campo di gioco (PlaySight, Mojjo), condizione che permette di ottenere una panoramica precisa di quel che accade in campo. Ma si tratta di prodotti destinati ai tennis club, non al singolo utente. Le qualità di questo Head Tennis Sensor sono la facilità di utilizzo, alcuni dati (soprattutto se rilevati su esercizi specifici) e in particolare quello sulla pesantezza di palla, il fatto che vi sarà certamente un’evoluzione che lo renderà sempre migliore e più preciso e un costo molto abbordabile: 99 euro. I limiti sono l’applicazione in partita: se un ingegnere degno del Nobel del Tennis non risolverà il problema della rilevazione dei colpi extra-match, i dati conclusivi di un incontro saranno sempre ben diversi da quelli reali. La possibilità però di verificarli durante la fase di video review e quella di poter confrontare tutte le sessioni di ogni singola sezione, sarebbero già due upgrade molto graditi dagli appassionati e che siamo certi verranno presto implementati perché le conoscenze tecniche già lo permettono.

Post scriptum: per gli adepti della fatica, vengono indicate anche le calorie consumate in ogni sessione di gioco. Credo che questa misurazione vada registrata un filo meglio. Per trentadue minuti di esercizio effettivo infatti, sono state calcolate 8.130 calorie, praticamente quelle che Runtastic indicherebbe per una decina di ore di corsa, a ritmo abbastanza sostenuto. Fossero anche 813, sarebbero ancora troppe. Ma tutto sommato, questo è un dato che, se approssimato per eccesso, non dispiace in ogni caso.
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