intervista di Federico Mariani - 20 January 2019

STEFANOS TSITSIPAS, THE GREEK FREAK

L'intervista che abbiamo realizzato lo scorso anno a Stefanos Tsitsipas. Bello, sguardo da sciupafemmine e atteggiamento un po’ hippie. Ma soprattutto un rovescio da urlo e un tennis che fa divertire. Tra i Next Gen, Stefanos Tsitsipas viene subito dietro a Sascha Zverev e, insieme a Denis Shapovalov, rappresenta il meglio che il tennis potrà offrire nel prossimo futuro. E che abbiamo rischiato di non scoprire mai, quando a Heraklion decise di farsi una bella nuotata col mare agitato...

Quanto aiuta essere cresciuto in una famiglia di sportivi?
Molto perché il tennis è la cosa più importante della mia vita sin da quando sono nato. Entrambi i miei genitori sono allenatori e sono cresciuto gironzolando per i campi, giocando sempre a tennis. Non mi hanno aiutato soltanto con la tecnica, ma insegnato anche come si lavora per diventare un vero professionista, come si viaggia e si vive il circuito.

Anche i tuoi fratelli giocano a tennis?
Petros, Pavlos ed Elisavet giocano tutti a tennis e anche piuttosto bene. Abbiamo iniziato nello stesso tennis club e vorrebbero ricalcare quanto sto facendo io. Petros ha qualche punto ATP e ha giocato per la Grecia in Coppa Davis: insieme speriamo di fare grandi cose per il nostro Paese.

Com’è il rapporto con la Grecia? Sono più gli oneri o gli onori di essere il più forte tennista della storia greca?
C’era Konstantinos Economidis (che però non è mai entrato nei primi cento giocatori del mondo n.d.r.) che mi ha aiutato molto al principio. Sono molto patriottico, come voi italiani. Lo dimostra anche solo quanto siamo vicini alla Nazionale di calcio! Conosco le responsabilità che ho nei confronti del mio Paese ed è una cosa che mi piace. Uno dei miei obiettivi è quello di diventare l’ambasciatore del tennis per la Grecia ed è bello vedere come molti ragazzi si stiano avvicinando al tennis grazie a me e a Maria (Sakkari, top 50 WTA n.d.r.).

Com’è la tua vita lontano dai campi da tennis?
Sono appassionato di fotografia e video, passioni che prendo molto seriamente. Sono una parte importante della mia vita. Tanto per capirci, non sono uno di quelli che scatta una foto con l’iPhone, la posta su Instagram e si crede fotografo. Ho una macchina fotografica professionale e passo ore a editare le foto, per poi venderle su EyeEm (una piattaforma che conta più di 10 milioni di utenti dove si possono condividere ma anche vendere foto, n.d.r.) dove ho la possibilità di confrontarmi con altri fotografi. La vita non è solo tennis, che resta il mio lavoro e ciò che farò nei prossimi anni, ma a volte ho bisogno di staccare e dedicarmi ad altro.

C’è qualcosa che odi nella vita del tennista?
Mi manca essere a casa, i miei amici, la Grecia. Probabilmente quest’anno sarò il giocatore che parteciperà a più tornei ed è complicato perché sei sempre in viaggio e vivi con la valigia in mano. In più non tutte le città sono come Roma. C’è anche un altro lato che in pochi vedono, posti scomodi, luoghi brutti in cui dopo essere arrivato vorresti subito ripartire. Da Roma, invece, non ripartirei mai. Ma sono tutte cose che sapevo già: ho scelto il tennis e tutto quello che è incluso nel pacchetto.

Nel quale però, immagino non pensavi fosse compreso anche il rischio di morire affogato.
Giocavo un Futures a Heraklion, in Grecia e, insieme a un paio di amici, decisi di andarmi a fare una bella nuotata, senza accorgermi che le condizioni del mare erano piuttosto agitate. In breve mi ritrovai a venticinque metri dalla riva, in balìa delle acque e stavo pian piano annegando. Per l’unica volta nella mia vita, ho pensato che sarei potuto morire. Mio padre si tuffò per salvarmi e cominciò a riportarmi più vicino alla riva. Dopo qualche minuto di vera lotta con il mare, trovammo una roccia dove aggrapparci e riprendere fiato. Riuscimmo a tornare fin sulla spiaggia ma capimmo quanto eravamo stati vicini alla morte. Questo ha cambiato totalmente il mio modo di pensare, anche in campo: non ho paura di niente e mi godo il momento.

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